I principali disturbi dell’apparato urinario

/ In : Urologia

Che cos’è l’urologia?

L’urologia è la specialità medica che si occupa dello studio delle patologie e dei problemi relativi all’apparato genito-urinario maschile e femminile. Il raggio d’azione di questa disciplina interessa le aree del corpo umano legate ai reni, alla vescica, all’uretere, alla prostata e in generale agli organi genitali maschili esterni e all’apparato urinario maschile e femminile.

Lo studio di questa branca della medicina affonda le sue radici nell’antico Egitto, dal quale sono giunte fino ai giorni nostri testimonianze di come, già al tempo, le patologie legate allo spettro d’indagine dell’urologia venissero individuate e trattate, in particolare per quanto riguarda la risoluzione dei calcoli vescicali. Nella Grecia del periodo alessandrino, la scienza aveva fatto grandi passi in avanti tant’è che la litotripsia, la procedura di frantumazione dei calcoli renali o biliari, era largamente praticata. Grazie alle personalità scientifiche di quel tempo si riconoscono l’individuazione della prostata e la tecnica del taglio della pietra per l’eliminazione più rapida dei calcoli.

Uno su tutti, in epoca moderna è considerato il padre dell’urologia: F.J.C. Guyon, il chirurgo che applicò le competenze chirurgiche alla risoluzione dei problemi urologici.

Oggi le procedure mediche si sono evolute diventando sempre meno invasive tanto che la chirurgia si limita, quando possibile, ad interventi condotti in laparoscopia, che consentono un accesso agli organi interni in maniera meno invasiva, con tempi di ripresa molto rapidi.

Come funziona l’apparato urinario?

Come ogni sistema del nostro corpo, anche l’apparato urinario è un ingranaggio perfetto, il cui lavoro è quello di procedere all’espulsione, attraverso la minzione, delle sostanze di scarto non più necessarie all’organismo. Il processo è allo stesso tempo semplice e articolato perché si basa sul funzionamento armonico di tutti gli organi chiamati all’azione. Durante la giornata, attraverso l’alimentazione, accumuliamo diverse tipologie di sostanze: una parte di esse viene trattenuta dall’organismo contribuendo alla giusta idratazione ed un’altra viene espulsa attraverso la sudorazione o tramite le vie urinarie. Gli organi che producono e smaltiscono l’urina lavorano in simbiosi per eliminare le scorie. Il processo ha inizio nei reni, che filtrano il sangue eliminando le sostanze di scarto che vengono condotte verso l’uretere per arrivare fino alla vescica, la sacca che raccoglie il liquido da espellere. Quando la vescica è piena, il nostro organismo ci invia un segnale, la necessità di andare in bagno: attraverso l’uretra, la vescica si svuota ristabilendo il normale equilibrio. Lo stimolo ad urinare in un soggetto sano si avverte quando il contenuto della vescica varia dai 350 ai 500 millilitri. Di norma, gli episodi di diuresi quotidiana negli adulti ammontano a circa 7-8 in 24 ore. 

Principali disturbi dell’apparato urinario

Tra i principali disturbi che colpiscono l’apparato urinario elenchiamo quelli che si verificano con maggior frequenza:

  • infiammazioni e infezioni delle vie urinarie, che in relazione alla parte di apparato interessata si classificano in cistite, uretrite, pielonefriti acute e croniche, glomerulonefriti acute e croniche
  • calcoli delle vie urinarie
  • ipertrofia prostatica benigna
  • incontinenza vescicale
  • insufficienza renale e rene policistico
  • prostatite acuta o cronica
  • ematuria
  • eiaculazione precoce
  • malattia di Peyronie
  • varicocele
  • prolasso vescicale
  • infertilità maschile

Cos’è la cistite?

Con un tasso di incidenza maggiore sulla popolazione femminile, la cistite è tra le infezioni dell’apparato urinario più diffuse. Questa infiammazione della parete vescicale è causata nella maggior parte dei casi, da batteri di origine intestinale, primo fra tutti l’escherichia coli, responsabile dell’85% delle infezioni urinarie, o da batteri esterni all’apparato genitale.

I sintomi che fanno presagire un’infezione da cistite in atto sono: difficoltà nella minzione, per cui l’urina viene espulsa goccia per goccia con annesso e persistente dolore anche al termine, sensazione di non aver svuotato la vescica con costante dolore sovrapubico e continuo stimolo ad urinare, perdita di sangue e odore molto sgradevole. Non manca, nei casi più gravi, presenza di febbre e brividi.

Le donne risultano tra i soggetti più colpiti per diverse ragioni, prima fra tutte, l’anatomia del corpo umano. La conformazione anatomica femminile dell’uretra è più breve e misura 3-4 cm. La sua vicinanza all’apparato genitale esterno e al retto espongono al rischio di batteri e infezioni maggiori gli organi interni e soprattutto la vescica, sede dell’infiammazione.

Come curare la cistite?

Innanzitutto mantenere un’igiene intima ottimale è il primo passo da seguire.

Un ambiente vaginale sano costituisce la prima difesa contro l’afflusso di batteri nella vescica. E’ inoltre importante l’equilibrio intestinale tra flora batterica “buona” e quella patogena; infatti i batteri intestinali possono giungere alla vescica per contiguità o attraverso le vie linfatiche e solo correggendo ed eliminando quindi il serbatoio di batteri pericolosi che alimenta questo ciclico ripetersi di infezioni, sarà possibile eliminare una delle causa di gran lunga più frequenti delle infezioni delle basse vie urinarie.

Qualora uno o più sintomi dell’infezione si presentassero nel soggetto è necessario effettuare l’urinocoltura, l’esame che identifica l’agente infettante e permette di stabilire il tipo di terapia antibiotica da somministrare. Questa analisi è utile anche per determinare che l’apparato urogenitale sia libero da altre condizioni patologiche più gravi di natura non infettiva.

L’urinocoltura è semplicissima da eseguire: è necessario prelevare le urine del primo mattino in un contenitore sterile previa un’accurata pulizia dell’apparato genitale per evitare contaminazioni.

La tempestività delle cure fin dal primo episodio, che in genere non si manifesta in maniera prepotente, è fondamentale per bloccare il pericolo di recidive che possono sfociare in infezioni più significative. Il trattamento antibiotico è il più ampiamente diffuso per contrastare la cistite e la scelta del farmaco appropriato, che può variare da episodio ad episodio, è la terapia più efficace. Nonostante l’incidenza dell’infezione sugli uomini sia molto più contenuta, è sbagliato pensare che lo stesso farmaco sia adatto anche per la popolazione maschile. Lo specialista terrà conto delle differenze per identificare la terapia adeguata ed estirpare il problema. 

Tra i consigli utili che permettono una guarigione più rapida ci sono delle raccomandazioni generali da osservare: evitare il consumo di cibi o bevande che irritano l’intestino, mantenere l’equilibrio della flora intestinale, assicurarsi un adeguato apporto di liquidi giornaliero (è consigliabile bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno) per favorire la diuresi ed espellere l’infezione, utilizzare fibre naturali per la biancheria per evitare ulteriori irritazioni, evitare di trattenere l’urina e regolare la funzione intestinale con una corretta alimentazione. Tra gli alleati contro il disturbo, per uomini e donne, esistono in commercio diversi integratori per le vie urinarie a base di estratti naturali , che costituiscono una difesa in più per mantenere l’equilibrio funzionale dell’apparato.

Cos’è l’ipertrofia prostatica?

Prima di approfondire uno dei disturbi più diffusi che colpiscono la prostata è bene effettuare una panoramica generale per conoscere più a fondo questa parte del corpo e comprenderne il funzionamento. La prostata è una ghiandola situata appena sotto la vescica, in corrispondenza del retto per la parte retrostante, e in prossimità del pene. Ingloba al suo interno parte dell’uretra, il condotto che convoglia verso l’espulsione l’urina. La sua azione è fondamentale per diverse tipologie di funzioni fisiologiche. La prostata infatti risponde ad una funzione escretoria producendo gran parte del liquido spermatico, ad una funzione eiaculatoria, poiché incorpora al suo interno i dotti eiaculatori che attraverso un processo di contrazione del tessuto liscio della ghiandola permettono al liquido seminale di indirizzarsi nell’uretra e da qui verso l’esterno. È funzionale, infine, all’attività urinaria: proprio per la sua particolare anatomia che ingloba parte dell’uretra ed è prossimale alla vescica è necessario che sia sempre tenuta sotto controllo poiché un suo malfunzionamento comprometterebbe l’attività degli altri organi interessati.

Negli uomini che si affacciano alla mezza età l’ipertrofia prostatica benigna è tra le patologie con maggiore presenza e si manifesta con l’ingrossamento delle dimensioni della ghiandola della prostata. L’ipertrofia prostatica, chiamata anche nel gergo medico iperplasia prostatica benigna (IPB), si manifesta molto spesso con l’avanzare dell’età principalmente a causa di un consistente squilibrio ormonale, in vista della cosiddetta andropausa, oppure in correlazione ad infezioni di origine batterica o virale, e/o in presenza della sindrome metabolica. 

Riconoscere i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna (o ingrossamento della prostata) è il primo passo per tenere sotto controllo una patologia che può generare forti fastidi e compromettere la qualità della vita del paziente. I campanelli d’allarme sono diversi e si individuano nella necessità impellente di urinare durante la notte, che costringe il soggetto a continui risvegli interrompendo il regolare ciclo del sonno. Anche di giorno la necessità di urinare si fa sempre più insistente con la connessa sensazione di non riuscire mai del tutto a svuotare la vescica. La minzione risulta debole e forzata con sgocciolamento terminale che, nei casi più gravi, porta ad una vera e propria ritenzione con conseguente blocco. La presenza di sangue nelle urine (ematuria) connessa a questi fattori, inoltre, può far pensare che si sia in presenza di ipertrofia. Attraverso esami più approfonditi come un’ecografia, è possibile individuare un riscontro obiettivo di ipertrofia prostatica cronica data dalla presenza di calcificazioni.

Si parla anche di ipertrofia prostatica maligna erroneamente per indicare invece il tumore della prostata che non sempre genera sintomi e che non ha alcuna correlazione con l’ipertrofia prostatica benigna.

Come curare l’ipertrofia prostatica?

Quando compaiono i sintomi sopra descritti, che possono far risalire ad una diagnosi di ipertrofia prostatica, è possibile ricorrere a diversi esami specifici per certificare la presenza del disturbo: ecografia addome completo e uroflussometria con valutazione del residuo minzionale offrono informazioni utili sullo stato di salute dell’apparato urinario e sulle dimensioni della prostata.

Per la IBP esistono diverse opzioni di trattamento. In primo luogo, uno stile di vita sano con il giusto apporto di liquidi e una dieta equilibrata possono aiutare nella gestione del problema. Per quanto riguarda la cura farmacologica, si può fare ricorso a diverse classi di farmaci che aiutano a ridurre e controllare gli effetti dell’ipertrofia e qualora la condizione del paziente si aggravasse si può ricorrere alla chirurgia con diverso spettro di possibilità di intervento. Il soggetto interessato dal problema può fare ricorso anche ad aiuti naturali: la linea urologica di Leonardo Medica propone integratori a base di estratti naturali in grado di contrastare le principali cause all’origine del disturbo.

Cos’è la prostatite?

Tra le patologie più comuni si individua la prostatite. Questa è un’infiammazione propria della ghiandola prostatica che può avere diverse eziologie e colpisce in media la popolazione maschile di età compresa tra i 30 e i 50 anni. La causa più tipica di tale disturbo è da individuarsi nella presenza di batteri che infettano l’area interessata ma sul manifestarsi dell’infezione intervengono anche altre possibili motivazioni come danni ai nervi delle vie urinarie o traumi della zona pelvica. 

La prostatite è riconducibile ad una sintomatologia tipica e si manifesta attraverso la sensazione di bruciore o dolore durante la minzione, attraverso la presenza di uno stimolo urinario troppo frequente soprattutto nelle ore notturne, con dolore al basso ventre e nella zona perineale e con manifestazione di dolore anche durante l’eiaculazione. Inoltre chi ha contratto questa infiammazione riscontrerà un cattivo odore delle urine ed un colore torbido e talvolta tracce di ematuria (presenza di sangue). In base anche al tipo di sintomi e di manifestazione dolorosa, la patologia può suddividersi in quattro varianti: prostatite batterica acuta, prostatite batterica cronica, prostatite abatterica cronica/sindrome dolorosa del pavimento pelvico e prostatite asintomatica.

Come curare la prostatite?

Le cure utilizzate si rifanno generalmente all’assunzione di antibiotici da parte del soggetto interessato ma non mancano altri tipi di rimedi che coadiuvano nel trattamento dei disturbi della prostata. Gli ingredienti contenuti nell’integratore FerProst Fast contrastano l’infiammazione supportando  la funzionalità prostatiche.  

Cos’è l’infertilità?

Tra le specie del mondo animale, quella umana è considerata tra le meno fertili. In media, una donna nel periodo fertile ha il 25% di probabilità di essere fecondata durante un rapporto, tra le percentuali più basse in natura.

Si parla di infertilità quando in una coppia sessualmente attiva non avviene alcun concepimento dopo un periodo di tentativi superiore ad un anno.

Quando le cause non dipendono da problemi legati all’universo femminile, il motivo di una non gravidanza è da ricercarsi nelle cause dell’infertilità maschile.

Infertilità maschile

Per infertilità maschile si intende la ridotta capacità di riprodursi dell’uomo legata a diverse motivazioni riconducibili ad anomalie nella qualità degli spermatozoi prodotti (DNA danneggiato e ridotta motilità) o alla loro insufficiente produzione. È una condizione che interessa mediamente il 7% della popolazione maschile impattando sempre più sui giovani ma differisce dalla sterilità che si articola in: totale mancanza di spermatozoi (azoospermia), drastica insufficienza di spermatozoi nel liquido seminale (cripto-azoospermia) o morte degli spermatozoi (necrozoospermia).

Le cause che intervengono nell’infertilità maschile sono davvero numerose e la ricerca è in continua evoluzione per determinare con più esattezza anche il ruolo della componente genetica in una simile condizione.

Tra le più frequenti si individuano: infezioni uro-seminali, episodi febbrili, esposizioni a fonti di calore costanti, criptorchidismo (la mancata discesa dei testicoli nella loro sede durante il primo anno di vita del bambino), varicocele, infiammazioni come epididimite, presenza di anticorpi antispermatozoi, malattie sessualmente trasmesse, assunzione di farmaci come antitumorali o medicinali per ipertensione e colesterolo, traumi o trattamenti chirurgici e non ultimi uno stile di vita non corretto (dipendenza da cannabis o tabacco, obesità, sedentarietà, cattiva alimentazione e assunzione di alcoolici e droghe) e rischi legati all’ambiente in cui il soggetto vive.

Poiché, fatta eccezione per il varicocele, non esiste una sintomatologia evidente che riconduca ad una condizione di infertilità ma solo fastidi che spesso sono trascurati, la diagnosi di infertilità viene confermata attraverso lo spermiogramma, il principale esame che valuta la condizione dello sperma attraverso l’analisi del suo volume, del Ph, della viscosità, della concentrazione, della morfologia, dei leucociti, delle cellule spermatogeniche, della formazione di agglomerati provocati da infezioni in atto o da autoanticorpi. La valutazione avviene attraverso approfondimenti di eiaculati a non meno di 60-70 giorni l’uno dall’altro.

I test di funzionalità spermatica possono offrire un risultato per un trattamento da intraprendere ed in genere avvengono a seguito di uno spermiogramma. Ne esistono diversi e si suddividono come segue: TUNEL Test che evidenzia il punto di rottura del DNA attraverso la reazione con enzimi fluorescenti; SCSA Test che permette di determinare la reale quantità di DNA danneggiato; HALO Test in grado di distinguere gli spermatozoi danneggiati da quelli non danneggiati; MAR-Test che rileva la presenza di anticorpi anti spermatozoi sulla superficie dei gameti maschili.

Infertilità idiopatica

Le forme di infertilità comprendono anche una tipologia di disturbo che si definisce infertilità idiopatica e si manifesta quando, a seguito di accertamenti che testimonino la mancanza di alterazioni, sia nella fisiologia femminile che in merito all’apparato riproduttivo maschile, dopo un anno di tentativi senza metodi contraccettivi, non si manifesta nessun concepimento nella coppia.  È una condizione appurata a seguito di tutti gli esami che possano escludere forme di infertilità o problematiche di altra natura nella coppia e si manifesta nel 10% dei casi. La mancata gravidanza in una simile condizione ha cause sconosciute e gli esami di secondo livello che procedono con analisi genetiche possono aiutare ad individuare le complessità insite nel processo riproduttivo, in condizioni apparentemente regolari. Fattori come intolleranze alimentari non note al paziente, età, condizioni psicologiche latenti possono incidere sulla dinamica di procreazione ma la medicina è in continua evoluzione sullo studio delle cause e dei trattamenti del disturbo. 

Data la scarsa evidenza di sintomatologia non sempre è possibile individuare la causa di infertilità maschile. Tra le terapie principali si individuano i trattamenti antibiotici e antinfiammatori, cure a base di ormoni che ristabiliscano l’equilibrio dello sperma o l’uso della chirurgia in presenza di varicocele. In situazioni di grave infertilità si ricorre alla procreazione medicale assistita.

Non mancano rimedi che possono intervenire quotidianamente in aiuto del soggetto, come integratori che migliorino la qualità degli spermatozoi o favoriscano la normale funzionalità del sistema nervoso e del benessere psicologico, molte volte intaccato dalla scarsa autostima che impatta nel rapporto di coppia.

La malattia di Peyronie

Con la definizione di Malattia di Peyronie o induratio penis plastica (IPP) si fa riferimento ad una patologia del pene che si caratterizza per l’ispessimento più o meno circoscritto della tunica albuginea (il rivestimento dei corpi cavernosi del pene) dovuto alla comparsa di una placca di collagene o di tessuto cicatriziale sull’asta del pene. Questo disturbo può gradualmente compromettere l’elasticità dell’organo provocando una curvatura che influisce in modo doloroso sull’attività sessuale del soggetto derivando anche in disfunzione erettile e generando problemi anche alla componente psicologica del paziente. La sua incidenza riguarda il 7-10% della popolazione maschile compresa tra i 50 e i 70 anni.

Come curare la Malattia di Peyronie?

L’ecografia è il primo esame che aiuta a definire l’entità del tessuto cicatriziale e i trattamenti attuali riducono al minimo il ricorso alla chirurgia nei casi di minor gravità. Rimedi e cure risiedono nella terapia farmacologica con iniezioni a base di collagenasi di Clostridium histolyticum, corticosteroidi o verapamil.

La vitamina E è una valida alleata che favorisce la guarigione delle ferite e migliora l’impatto della cicatrizzazione e può essere assunta comodamente scegliendo integratori alimentare disponibili sul mercato come Peyrocur, ricco di estratti naturali, vitamine e minerali che coadiuva nel trattamento del disturbo. Spesso è possibile anche far ricorso a trattamenti con ultrasuoni che stimolano il flusso sanguigno e ostacolano la formazione di nuove cicatrici.

Il ricorso alla chirurgia, largamente praticato in passato, ha visto una progressiva riduzione ed è chiamato in causa di solito solo per situazioni in cui la curvatura è così grave da compromettere la vita attiva del soggetto interessato.

Articolo firmato dal Dott. Bolognese, Direttore Scientifico Leonardo Medica

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